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Pazzo meteo: il dott. Rinollo risponde a qualche domanda su clima e allerte della Protezione Civile

malutempu meteo

Angelo Rinollo, dottore di ricerca in fisica, risponde alle nostre domande sul meteo e sulle allerte della Protezione Civile.

Lo stranissimo inverno scorso ha visto cadere molta pioggia e il passaggio di una tromba d’aria sulla costa ionico-etnea, è poi seguita un’estate caldissima. Quest’anno sembra ripetersi lo stesso copione. Si possono attribuire questi fenomeni a una tropicalizzazione del clima o sono solo fenomeni passeggeri (non definitivi)? Quanto incide la cementificazione del territorio? E se sì, perché ce ne accorgiamo solo adesso?

Il clima mediterraneo ha già, come caratteristica propria, una notevole irregolarità delle precipitazioni e delle temperature da un anno all’altro. Annate molto piovose ed annate asciutte si sono sempre susseguite nelle nostre zone, così come estati caldissime ed estati relativamente più fresche.
L’inverno 2014-2015 ha visto valori di precipitazione notevoli sulla costa Jonica, ma non certo eccezionali. Vi sono stati, anche nel passato (penso agli anni Cinquanta del Novecento) annate molto più piovose. E il resto della Sicilia non ha fatto segnare accumuli precipitativi particolarmente elevati.
Lo stesso si può affermare riguardo ai valori termici dell’estate 2015, che è stata effettivamente eccezionalmente calda nella regione alpina e in buona parte dell’Europa, ma assolutamente non in Sicilia, dove è stata appena lievemente più calda della media.

Analogamente, il verificarsi di fenomeni vorticosi quali le trombe d’aria non è certo una novità nelle nostre zone. I tornado più forti nella storia italiana sono stati registrati proprio lungo le coste siciliane, oltre che in Pianura Padana.

Quindi, riguardo all’annata appena trascorsa, possiamo affermare che non sia stata particolarmente “strana”. Annate come queste ci sono sempre state e ci saranno. Tuttavia, i cambiamenti climatici in atto, in particolare quelli legati al riscaldamento globale del clima, stanno portando ad una maggiore frequenza di anni come questi, caratterizzati da estati calde e di episodi piovosi intensi, oltre a, paradossalmente, intense ondate fredde invernali.

La cementificazione del territorio, certamente, se non influisce ovviamente sul clima, rende più difficile il deflusso delle acque meteoriche esponendo il territorio e la popolazione a rischi maggiori di inondazione ed alluvione rispetto al passato. Allo stesso modo, in alcune aree l’abbandono delle campagne e la diminuzione della cura delle pendici delle colline ha portato ad un maggiore rischio di frane e smottamenti.

Come funziona il processo dell’allerta meteo? Su che previsioni si basa la protezione civile per diramare l’allarme?

Fino a pochi anni fa, l’allerta meteo era diramata da un unico ufficio nazionale, il Centro Funzionale Centrale, posto nella sede del Dipartimento di Protezione Civile a Roma, e nella stessa sede venivano anche elaborate, dall’apposito Servizio Meteo, le previsioni meteo su cui l’allerta si basa. Poi è stato istituito il decentramento, e ogni Regione italiana si è dovuta dotare di un proprio Centro Funzionale Decentrato, che ha assunto la funzione di diramare l’allerta per il territorio di propria competenza. Alcune Regioni hanno anche un Servizio Meteo proprio, in grado di elaborare previsioni e spesso anche di fare girare sulle proprie macchine dei modelli previsionali a scala locale. Altre Regioni, invece, tra cui la Sicilia, non possiedono un proprio Servizio Meteo autonomo e quindi, pur emettendo in proprio l’allerta meteo, utilizzano ancora le previsioni elaborate dal Servizio Meteo nazionale. Queste vengono elaborate ogni mattina dai meteorologi della Protezione Civile, in collaborazione con il Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare e con i Servizi Meteo decentrati delle Regioni che lo possiedono. Per elaborare queste previsioni, i meteorologi utilizzano i principali modelli meteorologici a grande scala europei e mondiali, e i modelli a scala locale dei Servizi Meteo regionali.

Perché i cittadini possano autoregolarsi per questo pericolo: esiste un sito meteo più sicuro? Quanti millimetri di pioggia previsti sono considerabili pericolosi? A distanza di quante ore le previsioni meteo diventano affidabili? Come leggere correttamente le previsioni?

In Italia, le uniche previsioni meteorologiche che hanno valore ufficiale dal punto di vista legale sono quelle emesse dal Servizio Meteorologico nazionale e dai Servizi Meteo decentrati delle Regioni che lo possiedono. Esistono però altri siti, gestiti da privati, che forniscono previsioni meteorologiche via Internet, spesso dotati di apposite applicazioni per telefono mobile. Alcuni di questi hanno raggiunto grande popolarità e vengono usati dalla gente per le previsioni anche a livello locale. Questo pone domande frequenti sull’affidabilità di tali siti piuttosto che delle previsioni ufficiali. In generale, buona parte delle previsioni risultano molto affidabili fino a 3 giorni circa dalla data dell’emissione, mediamente affidabili fino a 5-6 giorni e inaffidabili oltre il sesto giorno. Questo però vale, su scala regionale o comunque a scale di parecchie decine di km, specialmente per quanto riguarda fenomeni innescati da perturbazioni ampie e diffuse come quelle invernali. Più difficile è invece la previsione in caso di fenomeni temporaleschi localizzati, tipici delle stagioni estiva ed autunnale: è possibile in generale prevedere la probabilità che in una certa area si verifichino temporali, ma non è facile stabilire il punto esatto dove questo avverrà né l’accumulo precipitativo. Ovvero, la previsione può dirci che sulla zona di Acireale nel pomeriggio ci saranno temporali, ma non ci dirà se il temporale colpirà la zona nord, o la zona sud della città, o le campagne, se avverrà alle 16 o alle 18, e se apporterà 5 mm di pioggia o 100 mm. So che alcune applicazioni di siti meteo privati pretendono di dare anche questa informazione, ma l’affidabilità di queste è molto dubbia. Il fatto che a volte i valori egli orari letti su queste applicazioni abbiano coinciso, in caso di temporali, coi valori e gli orari realmente misurati, è da considerarsi una casualità.

Quanto al valore di pioggia da considerare pericoloso, non esiste un valore soglia preciso: dipende, ad esempio, da quanto dura la precipitazione. Cioè, 100 mm concentrati in un’ora sono molto più pericolosi di 100 mm distribuiti nell’arco di 12 ore. E dipende anche dalla capacità del territorio di drenare le acque meteoriche. Per questo è importantissimo realizzare e mantenere in efficienza le opere di canalizzazione e gli alvei fluviali, e fermare la cementificazione.

Il cittadino deve inoltre essere in grado di autoproteggersi, evitando o limitando i comportamenti a rischio. Ad esempio, in caso di piogge forti, si dovrebbe evitare di uscire e viaggiare. In particolare, si devono evitare sottopassi, sottovia, scantinati e in generale tutti i luoghi in cui le acque possano ristagnare. Ovviamente bisogna tenersi lontano dai corsi d’acqua e non transitare lungo argini o su ponti. Così come bisogna evitare di sostare sotto alberi o in luoghi aperti se vi sono fulmini.

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Angelo RInollo, con 8 anni di esperienza nel campo della meteorologia da satellite presso diversi enti di ricerca europei (l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del CNR di Bologna, l’Università di Ferrara, il Reale Istituto Meteorologico del Belgio e il Dipartimento di Protezione Civile italiano), si è occupato della validazione (cioè del confronto con dati presi da sensori a terra) delle stime da satellite (in tempo reale) della precipitazione, dell’umidità del suolo e della copertura nevosa. Ha anche tenuto lezioni di meteorologia da satellite per l’EUMETSAT (ente satellitare europeo) e laboratori didattici di meteorologia nelle scuole.

 

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