lunedì, Aprile 29, 2024
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Piazza bella piazza, ci passò una lepre pazza.

acireale per il collegio pennisiLentamente, con fatica Acireale prova ad essere una città normale. Il luogo dove manifestare il dissenso, la solidarietà o qualsiasi altra cosa ritorna ad essere la piazza. E’ un fatto importante.

Acireale dei raccomandati, degli amici degli amici, dei parenti amici degli amici che ha imperato indisturbata da quasi un secolo, forse, sta per tramontare. In pochi mesi abbiamo assistito alla manifestazione per il palavolcan, alla manifestazione di solidarietà per gli atti intimidatori nei confronti del sindaco Barbagallo e dell’on. D’Agostino, per chiedere la riapertura della villa Belvedere, contro la riforma della scuola, per gettonopoli e si tornerà ancora per le strade l’11 maggio in occasione dell’inaugurazione di Largo Francesco Vecchio. E’ positivo, è giusto.

Acireale quella città che sembra sonnolenta ma è sorniona, quel luogo dove sembra che non succede niente ma le violenze di vario genere sono centinaia, quella città che dorme ma che è vigile e attenta nel selezionare la propria classe dirigente, quella città del sud stanca, vecchia e puttana che in poche ore passa da fascista ad antifascista, quella città dei caf, del “tutti uguali” speriamo venga spazzata via per sempre.

Acireale è un luogo/non luogo, ovvero una comunità disgregata, con cittadini che sono stati abituati a darsi da fare con il potere in un abbraccio al veleno del rapporto uno a uno, un luogo dove il comune sentire è stato divelto e distrutto dal potere che ha governato in maniera assolutista e monarchica la nostra cittadina. Quel luogo senza classe dirigente, quel luogo senza intellettuali, quel luogo zeppo di impiegati che per generazioni devono dire grazie. La città che ha lasciato morire le Terme ed ogni bellezza presente per apatia, per complicità, per l’amore perverso verso la distruzione del bene comune.

Questa città, la nostra città sta cambiando. Ed il cambiamento non è mai (per definizione) imposto, voluto o dettato dal potere ma si conquista dal basso con la crescita della società civile.

Per il caso gettonopoli in piazza trecento o tremila è stata, sempre e comunque,la politica che ha perso, che ha tentato acrobazie spericolate per difendere l’indifendibile, che ha lasciato brandelli di giustificazioni vibrare nell’aria infetta del “si è sempre fatto così”.

In piazza Duomo iera sera o trecento o trenta o tremila ma è questa classe politica eletta senza scrupoli e senza vergogne che ha perso la scommessa.

(mAd)

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