L’intervento russo con la sua veemenza e determinazione, va ben aldilà del problema della Siria e del califfato; sconfessa gli Stati Uniti e i Paesi NATO e attacca direttamente quelle forze di opposizione al regime di Assad che erano addestrate e supportate militarmente dalle stesse forze occidentali. Nessuna alleanza quindi ma al contrario una dura opposizione su base militare armata, una autentica contrapposizione tra i due grandi blocchi militari. A questo aggiungete la ripresa del conflitto tra Israele e i gruppi palestinesi della nuova intifada, la guerra mai sopita in Yemen e soprattutto la crisi ogni giorno più grave in Turchia tra attentati e violazione di spazi aerei e il quadro geopolitico medio orientale appare in tutta la sua gravità.
La Russia non perdona all’Occidente Atlantico di aver approfittato della crisi russa per estendere il suo potere sui Paesi baltici e balcanici rompendo l’equilibrio tra le due potenze geopolitiche. In questo nuovo orizzonte, l’unica cosa che la Mosca di Putin ha potuto fare, è stata quella di aggrapparsi alla antica amicizia con la Siria degli Assad e con l’Iran degli Imam. Ben poca cosa. La crisi siriana e soprattutto la lotta contro l’ISIS rappresentano per Putin l’occasione per ritornare in campo dimostrando che la Russia post sovietica è ancora una grande potenza che non si lascia intimorire da sanzioni e da punizioni del padre-padrone contro l’allievo discolo che non accetta di sottomettersi.
La Russia mostra i muscoli nei confronti della Turchia di Erdogan che minaccia di cessare di comprare il gas russo, pur essendo il secondo cliente, facendo di fatto fallire il Turkish Stream che dovrebbe far arrivare il gas russo in Europa attraverso il territorio turco dopo la crisi ucraina. Una ulteriore minaccia turca non meno grave è quella di non voler collaborare ulteriormente a costruire la prima centrale nucleare sul suo territorio. E a sfidare la Turchia fino in fondo, la Russia si guarda bene dopo la dichiarazione del segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, deciso a difenderla in ogni caso e senza riserve in caso di ulteriori violazioni del suo territorio da parte della Rissia.
Ma quello che ha fatto imbestialire Putin e il suo establishment militare ancora forte e orgoglioso, sopra ogni altra considerazione, che ha fatto traboccare il vaso, è l’attivazione da parte della NATO di sei comandi dislocati in Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia e Romania per la difesa dell’Europa dell’Est e del Sud con l’aggiunta a breve dei comandi in Slovacchia e Ungheria. Come dire che la NATO eleva un nuovo muro, una nuova cortina inglobando questa volta una parte essenziale del territorio ex sovietico.
Il vecchio equilibrio è definitivamente rotto e uno nuovo non è ancora stato creato. Una situazione molto pericolosa per la pace mondiale. La storia ci insegna che sfidare platealmente una grande potenza, umiliarla e imporre delle sanzioni economiche e un diktat militare, rischia di avere un effetto boomerang pericoloso per lo stesso occidente, che dovrebbe evitare di mostrare eccessivamente i muscoli sapendo che ogni equilibrio geopolitico è sempre il risultato di molto buon senso e che non può essere affidato al potere delle armi. In fondo, la lotta contro l’ISIS può rivelarsi come la punta dell’iceberg.
Enzo Coniglio