İstanbul escort bayan sivas escort samsun escort bayan sakarya escort Muğla escort Mersin escort Escort malatya Escort konya Kocaeli Escort Kayseri Escort izmir escort bayan hatay bayan escort antep Escort bayan eskişehir escort bayan erzurum escort bayan elazığ escort diyarbakır escort escort bayan Çanakkale Bursa Escort bayan Balıkesir escort aydın Escort Antalya Escort ankara bayan escort Adana Escort bayan

venerdì, Maggio 17, 2024
Google search engine
HomeIl PuntoSpagna, dalla crisi dei partiti ai progetti di indipendenza. E la Sicilia?...

Spagna, dalla crisi dei partiti ai progetti di indipendenza. E la Sicilia? di Enzo Coniglio

spagna

Una cosa è certa dal risultato elettorale del 20 dicembre scorso: anche in Spagna, la vecchia cara democrazia fondata su un bipolarismo più o meno perfetto è andata in soffitta insieme allo strapotere dei grandi partiti storici.

Il Partito Popolare (PP) di Mariano Rajoy, saldamente al potere fino ad oggi, ha ottenuto appena il 28,72% dei voti e 123 seggi sui 351 del Parlamento spagnolo e naturalmente non può formare da solo un nuovo Governo. Ha perso il 15,34% e 63 seggi rispetto al 2011.

Il PSOE, il Partito Socialista Operaio Spagnolo di Pedro Sanchez, che fino ad oggi ha rappresentato l’opposizione, si è dovuto accontentare del 22,01% dei voti e di 90 seggi. Ha perso il 6,38% e 20 seggi.

Chi ha rovinato la festa, sono stati due partiti nati appena ieri:
1) Podemos di Pablo Iglesias, con il 20,65% dei voti e 69 seggi. È stato fondato il 17 gennaio 2014 per realizzare un socialismo democratico sull’ onda del Movimento degli Indignati. Ma quello che è più significativo è che il il giovane Partito Podemos ( Possiamo) è stato il primo partito in Catalogna e nei Paesi Baschi.
2) Ciudadanos o Partito dei Cittadini di  Albert Rivera con il 13,93% dei voti e 40 seggi. Fondato nel 2006 a Barcellona come partito locale e ora esteso a tutto il Paese. Si auto definisce come Partito Costituzionalista autonomistico di centro.

Chi ha creduto che i Movimenti giovanili non fossero in grado di interpretare le nuove istanze e rivoluzionare il sistema politico, si è sbagliato di grosso: sono loro l’ago della bilancia in Spagna. E non sono dei parvenu. Hanno un elevato livello di istruzione accademica e una buona esperienza politica.

Come il realista Pablo Iglesias che aveva detto in maniera chiara:  “Occorre un nuovo patto territoriale che valorizzi la plurinazionalità presente nel nostro Paese e noi siamo l’unica forza a livello nazionale che possa guidarlo al successo. Come dire: non siamo noi a voler dividere la Spagna; è un dato oggettivo che al suo interno convivano diverse “nazionalità” che vanno comprese e indirizzate. Il mancato ascolto potrebbe portare alla richiesta di indipendenza da parte di alcune di queste “nazionalità” più mature, come la Catalogna.

L’attuale Premier, Mariano Rajoy, incapace di ascoltare le esigenze territoriali. ha sùbito gridato allo scandalo e ha dichiarato che non accetterà mai una secessione del genere ma intanto non è stato capace di formare un nuovo governo nazionale  e ha lasciato concretamente alle forze avversarie campo libero per nuove soluzioni.

Una soluzione ci sarebbe: creare una grande coalizione con il PSOE,  come hanno fatto i due partiti analoghi tedeschi e con successo. Ma si sa, noi mediterranei abbiamo bisogno di indignarci, strapparci i capelli, lanciare anatemi, complicare le cose  e… creare le premesse per un ritorno alle urne nei prossimi mesi.

E intanto ieri, l‘indipendentista Carles Puigdemont i Casamajò, sindaco di Gerona, è stato eletto dal Parlamento di Barcellona,(Generalitat de Catalunya),  nuovo Presidente  della Catalogna, con 70 voti a favore, 63 contrari e due astenuti.   Hanno votato a favore i 62 deputati della lista “Junts pel Si”: (Convergenzia Democratica di Catalogna e Sinistra Repubblicana Catalana),  e 8 dei 10 eletti nella lista dei radicali della Cup. Hanno votato contro, i 63 deputati di Podemos, Ciudadanos,  Psc (Partito Socialista Catalano) e il Pp (Partito Popolare).  Puigdemont promette l’indipendenza della Catalogna per il 2017.

Adesso occorre decidere in tempi stretti a livello nazionale tra due possibili maggioranze di governo: una alleanza tra il PSOE e Podemos che però sembra improbabile perchè Podemos la condiziona ad un referendum preventivo sulla indipendenza della Catalogna che il PSOE esclude; oppure un ritorno alla proposta della “grande coalizione”  tra il Pp, il PSOE e Ciudadanos.

Qualunque sarà la soluzione adottata, un elemento appare determinante nelle nuove democrazie popolari che sostituiscono i vecchi tromboni che vanno in soffitta e che potrebbero valere nel prossimo futuro anche e soprattutto per la martoriata Sicilia: vince chi sa ascoltare il territorio e rispettare le istanze emergenti e soffocate per troppi anni dalle clientele e dalle lobbies locali e internazionali.

La formula della autonomia rischia di imporsi come formula privilegiata di Governo. Le nuove generazioni non vogliono più concedere deleghe in bianco e pretendono di riappropriarsi del loro presente e del loro futuro.Formula, a ben vedere non osteggiata dalla Unione europea come vederemo in un prossimo intervento.

Il problema di fondo non è quindi  quello di escogitare una formula ma di reinventare una democrazia partecipata ed effettiva che unisca le diverse “nazionalità locali” nel rispetto delle diversità.

Si chiamerà ancora Democrazia ma è un’altra cosa.

(Enzo Coniglio)

 

RELATED ARTICLES

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

- Advertisment -
Google search engine

Most Popular

Recent Comments