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27 giugno 1980, la strage di Ustica

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È uno dei grandi misteri irrisolti dell’Italia repubblicana. Dopo decenni di indagini, perizie e processi non sono state ancora accertate le cause che hanno portato al disastro del DC9 Itavia diretto a Palermo, in cui persero la vita 81 persone (di cui 13 bambini). Partito intorno alle 20 da Bologna, un’ora dopo, in prossimità dell’Isola di Ustica, se ne persero le tracce.

Le principali ipotesi su cui lavorò la magistratura e su cui l’opinione pubblica si divise erano: un missile lanciato da un caccia militare; una bomba; un cedimento strutturale. Fecero scalpore nel 2007 le dichiarazioni dell’ex-presidente della Repubblica, Francesco Cossiga (all’epoca dei fatti presidente del Consiglio), che parlò di un missile francese destinato a un aereo libico, su cui viaggiava il dittatore Gheddafi, e che per sbaglio centrò il DC9.

Una verità che trovò conferma nel successivo recupero di un pezzo di missile in fondo al mare, non distante dal luogo di ritrovamento del relitto, e che la stessa magistratura ha avvalorato con la sentenza del gennaio 2013. In essa la Corte di Cassazione ha escluso definitivamente l’ipotesi di un’esplosione interna, indicando come possibili cause un “missile” o una “collisione” con un velivolo militare e parlando di “scenario di guerra”; nel contempo ha confermato le condanne nei confronti dei ministeri della Difesa e dei Trasporti, rei del mancato controllo del traffico aereo e per questo tenuti a risarcire di oltre 100 milioni di euro i familiari delle vittime della Strage di Ustica.

Ricomposto per le indagini in un hangar dell’aeroporto di Pratica di Mare, il relitto del DC9 è oggi esposto al Museo per la Memoria di Ustica, istituito nel 2007 a Bologna. Tra i numerosi documenti filmati, l’ottima pellicola Il muro di gomma (1991) del regista Marco Risi, ispirata all’inchiesta del giornalista del Corriere della Sera Andrea Purgatori.

#fancityaccaddeoggi

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