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lunedì, Maggio 6, 2024
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Le due Chiese: di Lutero-Calvino e di Bergoglio di Enzo Coniglio

Newly elected Pope Francis I, Cardinal Jorge Mario Bergoglio of Argentina, leads a a mass with cardinals at the Sistine Chapel at the Vatican

Il Preside, Prof. Alfonso Sciacca, dopo averci ricordato alcuni giorni fa, con poche battute icastiche, come “abbiamo sacralizzato il denaro e profanato il sacro”, ritorna sul tema con una nota incisiva dal titolo significativo: ” Lutero, Erasmo e la morale laica”, nella quale ci ripropone l’attualità della protesta contro la Curia Romana nel cinquecento, alla luce dei recenti pesanti scandali che stanno investendo ancora una volta la Curia Romana.

Oggi, come allora, la protesta – da cui Protestantesimo -non solo è legittima ma quanto mai utile  se ha come obiettivo – precisa il prof. Sciacca – quello di “ripensare un Cristianesimo sempre piú vicino alle sue origini, perché fondato sull’utopia e sul rinnovamento morale”. La morale della Curia romana – precisa Sciacca – non può identificarsi con la morale mondana:in questo caso perderebbe la sua carica profetica. 

Più complesso e radicale è invece il giudizio che egli dà della “soluzione protestante” che non mette alcun filtro tra tra sé e Dio, abolendo le gerarchie ecclesiastiche, l’apparato di feste, spari e giochi pirotecnici e promuovendo la lettura della parola di Dio direttamente e liberamente. 

L’abolizione delle gerarchie ecclesiali promuove ed esalta il fondamento della laicità, la figura del credente-laico. E senza morale laica, costruita dall’uomo per l’uomo, – conclude la nota – non può esistere nessun altro tipo di morale.

Le annotazioni di Alfonso Sciacca riaprono uno dei dossier più complessi di cinque secoli di storia occidentale su cui si fonda in parte rilevante la stessa identificazione etica e culturale degli Stati europei, identificati in due gruppi ancora oggi:  quello cattolico del Sud e quello laico-protestante del nord. 

In questa dialettica si inserisce con forza Max Weber con il suo: ” L’Etica protestante e lo spirito del capitalismo” nel quale rileva che, malgrado sia stato affermato con forza un rapporto individuale con Dio in seguito alla abolizione delle gerarchie vaticane, si è di fatto sviluppata una etica comune protestante che è diventata il fondamento, o meglio lo “spirito –  der Geist” del capitalismo, fondato sulla formula D-M-D1: il denaro (D) investito nelle merci (D) genera profitto, maggiore denaro (D1).  Il lavoro- beruf – e il successo sono la prova che Dio è con noi, che siamo dei predestinati. La ricchezza è segno della grazia divina. Il povero è fuori dalla  grazia di Dio. Dio non è più in lui, come sottolineato dalla morale cattolica.  Va rinchiuso  in ospedali, in centri di ricovero in modo che non crei degli intralci ai ricchi predestinati. 

Gli studi che hanno seguito la pubblicazione del lavoro di Max Weber hanno contestato il legame tra pensiero protestante e la genesi del capitalismo, sottolineando comportamenti simili in particolare nell’Italia del Rinascimento e nelle forme di mercantilismo e nelle prime forme di organizzazione bancaria. 

Quello che comunque non si non può negare è che alcuni Paesi che hanno abbracciato il pensiero protestante hanno sviluppato una etica pubblica molto diversa da quella propugnata dal primo Lutero e soprattutto da Erasmo. Basti pensare al colonialismo e imperialismo britannico  oppure all’apartheid degli Olandesi o lo spirito di predominio degli Stati Uniti dominati dagli anglosassoni. 

Tutto ciò ci fa pensare che l’etica non può risolversi in un rapporto quasi privatistico personale tra il singolo uomo e il suo Dio; esiste una dimensione pubblica che dobbiamo tener presente. E in questa dimensione, non possiamo affermare con certezza che l’etica protestante storicamente rilevata abbia avuto degli esiti entusiasmanti, soprattutto quella che ha posto al centro, non più l’uomo ma il lavoro e il profitto, segni della benedizione di Dio. 

Una cosa è comunque certa: non è più accettabile una Chiesa-Vaticano mondanizzata e appesantita da inutili e dannose mediazioni e da riti che nulla hanno a che vedere con il pensiero di Cristo e delle origini. C’è certamente posto per una nuova protesta che  parti dalla base, che si rifaccia alla lettura dei testi biblici e che tragga profitto della lezione della storia che va letta e vissuta nella sua complessità dialettica. 

(Enzo Coniglio)

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