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L’ex impero Ottomano si risveglia? Le mire di Erdogan e la Russia di Putin di Enzo Coniglio

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Colpire un aereo russo da parte della Turchia in un momento in cui i due Paesi pretendono di far parte della stessa coalizione che dovrebbe distruggere l’ISIS e che hanno firmato importanti accordi commerciali e industriali, appare a prima vista, del tutto fuori luogo, addirittura illogico e contraddittorio. E ancora più assurdo appare l’immediato ricorso della Turchia alla NATO per denunciare il fatto e pretendere la difesa dei propri confini: il classico comportamento tipico del bambino che fa una marachella molto ma molto grave e si rifugia sotto le ali iperprotettive dei genitori adottivi!

La realtà è molto più complessa e una comprensione del comportamento della Turchia e del suo Presidente Erdogan presuppone una conoscenza di un percorso storico di almeno sette secoli che si conclude soltanto nel 1922, dopo al Prima guerra mondiale, e riguarda l’evoluzione complessa e tortuosa dell’Impero Ottomano con sede in Turchia, di cui i media e il sistema scolastico si occupano marginalmente e che invece costituisce il fondamento della mancata comprensione culturale e inadeguata collaborazione sociale ed economica dei Popoli delle due  sponde del  Mediterraneo e del Medio Oriente. 

Nelle nostre scuole si ricorda la sconfitta dell’Impero Ottomano a Lepanto nel 1571, ma non si sottolinea abbastanza la sua genesi, la sua evoluzione e soprattutto che si tratta di un Impero recentemente scomparso – nel 1922- con una fetta di territori che attendono ancora una sistemazione definitiva e sui quali si sono inseriti a gamba elevata, alcuni Paesi occidentali – Francia, Portogallo, Italia, Inghilterra, Stati Uniti – con il loro colonialismo e imperialismo e col fissare dei confini per alcuni Stati, fuori da ogni percorso storico. 

L’Impero è stato iniziato dal bey  Osman 1* in Anatolia che, assunto il titolo di Sultano, estese il suo potere fin quasi ai confini dell’Impero bizantino. L’espansione continuò nei secoli successivi. Già nel 1354l’Impero aveva superato lo Stretto di Dardanelli  e conquistato la cosiddetta “RUMELIA”( terra dei Romani) che comprendeva le  Province di Costantinopoli, Tessalonica, Tracia e la Macedonia, oggi Grecia centro-meridionale e Turchia europea, la Bulgaria, l’Albania ed il Peloponneso: con capitale Sofia.  

Ma è con la conquista di Costantinopoli nel 1453 da parte del ventenne Maometto II che l’Impero Ottomano sembra non conoscere limiti conquistando Grecia, Anatolia, Morea, isole del Mar Nero, Siria, Egitto, i Paesi del vicino Oriente, Bagdad, Yemen, e poi la Tunisia, Tripoli, l’Algeria e i diversi Paesi dei Balcani ancora liberi, fino al confine con l’Austria:Ungheria,  Ragusa, Montenegro, Moldavia, Valacchia…in una parola, l’Impero era padrone assoluto del Mediterraneo meridionale, del Medio Oriente e dei Balcani, con dei fiorenti traffici commerciali e con basse conflittualità permettendo ai Cristiani e agli Ebrei possibilità di esprimersi e di commerciare.  

E come succede a tutti gli Imperi, – e come era successo all’ Impero Romano – anche l’Impero Ottomano, conosce la sua fase di profonda crisi culminata nel 1922 quando gli Stari occidentali vincitori della Grande guerra,  e in particolare: Francia, Inghilgerra e Stati Uniti, decidono di dare un assetto nuovo ai domini ancora rimasti in mano all’Impero, con non poche incongruenze e criticità presenti ancora oggi e che ci creano non pochi mal di testa perché destabilizzanti. 

 Pensando a questo  glorioso passatoErdogan fa fatica a considerarsi Capo di un piccolo Stato moderno erede di un grande Impero, e sogna di poter estendere i suoi confini anche in vista di una rivisitazione dei territori che dovranno comunque essere rivisti nei prossimi anni, cominciando da quelli confinanti. 

Ridurre quindi la diatriba tra Turchia e Russia alla lotta all’ISIS, o a un errore casuale, fa solo ridere.

Una presenza del colosso Russo, deciso a giocare un ruolo competitivo di primo piano in Siria e poco rispettoso dei confini aerei e non solo, preoccupa seriamente Erdogan che non intende cedere per nessun motivo, anche se non osa impegnarsi in un conflitto diretto che non sarebbe in grado di sostenere, sia per la ben nota inferiorità militare, sia per alcuni importanti scheletri nell’armadio, come la questione curda, sia  per le ambiguità operative tra mondo occidentale e mondo arabo-islamico, scaricando le decisioni finali sulla NATO e sui Paesi occidentali più attivi, come la Francia, la Germania e l’Italia. 

Alla luce di queste considerazioni, suggerisco di riappropriarsi di alcuni strumenti fondamentali, come l’analisi storica, la geopolitica e la politica estera.

(Enzo Coniglio)

 

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