E’ il caso di dire che l'”Ei fu siccome immobile” di manzoniana memoria oggi, 5 maggio 2015, proprio non ci sta, visto che il mondo della scuola tutto, unito e compatto, oggi si è mobilitato, da Milano a Catania, passando per Napoli, Roma, Bologna. Insomma più di 150000 (definito, non a caso, il più grande sciopero generale di sempre) tra docenti, personale ATA, studenti e anche qualche DS sono scesi in piazza per dire di no al DDL sulla scuola. Tra i punti contestati si va dal piano di assunzione di 100000 precari inseriti nella graduatoria ad esaurimento che esclude gli idonei all’ultimo concorsone (anche se forse per loro si apre qualche spiraglio), e i docenti di terza fascia; il concetto di uomo solo al comando, ovvero un aumento di potere ai dirigenti scolastici, che potrebbero, in futuro, scegliere e premiare gli insegnanti e infine bonus e sgravi per le paritarie. Un’altra delusione è legata al fatto che la riforma non prende in considerazione il personale ATA e non si occupa di ripristinare il modello modulare e le ore tolte in precedenza, dal ministro Gelmini, alla primaria (da 30 a 27 e in alcuni casi anche 24). Insomma, gli insegnanti non ci stanno a dovere sempre subire le scellerate scelte governative calate dall’alto, senza essere minimante coinvolte alla creazione di un modello scolastico efficiente, in cui saranno poi loro a dover operare. Verranno ascoltati? Il DDL subirà delle modifiche? “Ai posteri l’ardua sentenza” verrebbe da dire. Intanto i docenti non si fermeranno certo ad oggi e minacciano di far saltare gli scrutini se il DDL dovesse passare